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Martedì, Aprile 22, 2025
C’è un modo, oggi sempre più diffuso, di far politica (o sindacato, o associazionismo) sui social e nei comunicati stampa, piuttosto che nel merito delle cose. L’ultimo esempio lo offre Assoutenti, che ha annunciato trionfalmente una "vittoria" al Consiglio di Stato contro FAST-Confsal, ORSA e UGL Ferrovieri. Peccato che non ci sia stata alcuna sentenza, né alcuna decisione sostanziale. L’ordinanza depositata ieri non entra affatto nel merito della questione sollevata dalle organizzazioni sindacali ma si limita a rilevare l’assenza di urgenza per adottare una sospensiva cautelare. Punto.
Eppure, Assoutenti ha scelto di titolare come se il diritto di sciopero fosse stato definitivamente messo sotto tutela. È una forzatura, oltre che un errore. Il diritto non si scrive nei comunicati stampa, ma nelle sentenze. E il Consiglio di Stato, con l’ordinanza in questione, ha semplicemente rinviato ogni valutazione al giudizio definitivo sul merito, che sarà reso in futuro dal TAR e, se del caso, sarà appellabile.
C’è allora da chiedersi: perché questa smania di rivendicare un successo che ancora non c’è? Forse perché il confronto vero, sulle regole e sulla tenuta del sistema, è più scomodo. Forse perché si preferisce attaccare i diritti costituzionali altrui, come quello allo sciopero, piuttosto che riconoscere la complessità del bilanciamento tra esigenze dei lavoratori e tutela dell’utenza.
Le tre sigle sindacali firmatarie del ricorso – FAST-Confsal, ORSA e UGL Ferrovieri – non difendono un privilegio ma pongono una questione di principio: la Commissione di Garanzia è un’Authority, non un legislatore. E come tale non può introdurre obblighi (come le fasce di garanzia nei giorni festivi) che non trovano fondamento nella legge. Se lo fa, altera l’equilibrio delle relazioni industriali, aprendo la strada a un pericoloso precedente.
In questa battaglia, Assoutenti è stata l’unica realtà del panorama consumerista a schierarsi frontalmente contro il diritto di sciopero dei lavoratori ferroviari. È un fatto. Forse senza cogliere fino in fondo il danno che una tale posizione rischia di produrre non solo ai sindacati, ma al sistema stesso delle relazioni sindacali italiane. Non è con i titoli roboanti che si tutelano i passeggeri ma con la ricerca del dialogo e dell’equilibrio.
Noi vogliamo negoziare. Vogliamo regole chiare, condivise, efficaci. Per questo abbiamo chiesto di aprire un confronto serio su un sistema di autoregolamentazione degli scioperi. Ma chi rifiuta il confronto, chi si nasconde dietro le ordinanze cautelari o dietro le Authority è corresponsabile del deterioramento del clima industriale. E la Commissione di Garanzia, insieme ad Assoutenti, porta una responsabilità chiara in questo scenario.
Cui prodest? A chi conviene smantellare, passo dopo passo, il diritto di sciopero? Non certo ai cittadini, che rischiano di trovarsi domani con meno diritti di oggi. Non certo ai lavoratori, che ne sono già vittime. E neppure alle istituzioni, se davvero credono in una democrazia fondata sul lavoro.
Il caso è tutt’altro che chiuso. Qualcuno – prima o poi – dovrà entrare nel merito. In quel momento si vedrà chi ha cercato soluzioni e chi ha solo voluto vincere una battaglia mediatica, a scapito di un principio costituzionale.