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Martedì, Giugno 24, 2025

Nel tempo in cui ogni conflitto sembra doversi risolvere con una polarizzazione estrema, in cui il confronto pubblico è spesso sostituito da affermazioni assolute e dichiarazioni anonime, FAST-Confsal ha scelto un’altra strada: più faticosa, certo, ma anche più seria. Ha scelto di dare attuazione a quanto previsto dagli accordi interconfederali sulla riforma della contrattazione collettiva, promuovendo un referendum tra tutti i lavoratori cui si applica il CCNL Mobilità – Area Attività Ferroviarie, per chiedere se confermare o no la firma apposta il 22 maggio 2025.

Si tratta, tecnicamente, di un referendum approvativo. Ma il significato politico e culturale della scelta va ben oltre l’atto formale. Dopo un percorso statutario interno, che si è concluso con una deliberazione chiara, la FAST-Confsal ha deciso di sostenere la conferma della firma, interpretandola non come atto notarile ma come primo passo di un percorso negoziale di discontinuità rispetto al passato, in cui si riconosce una larga parte della sua base dirigente.

In un contesto sindacale spesso prigioniero delle logiche di opposizione permanente o di rinnovi percepiti come rituali, la proposta contenuta nel contratto del 22 maggio rappresenta, per chi l’ha sostenuta, un cambio di paradigma: un contratto che cerca di legare le rivendicazioni salariali a un impianto moderno di regole, riconoscendo l’evoluzione delle professionalità e introducendo elementi che rompono, almeno in parte, la continuità con le stagioni contrattuali precedenti.

È proprio questa lettura a essere oggi sottoposta al vaglio di chi, quel contratto, lo vive ogni giorno: non solo gli iscritti FAST-Confsal ma tutti i lavoratori del settore. Ed è qui che la consultazione si carica di un valore che va oltre la semplice conferma o bocciatura di una firma. Votare significa anche chiedersi quale sindacato si vuole: uno che si limita a dire no, oppure uno che cerca – con realismo ma senza rinunciare all’ambizione – di dire come si possa costruire un equilibrio nuovo.

Non sfugge, in questo quadro, la singolarità delle critiche ricevute. In parte fisiologiche, com'è normale in ogni stagione contrattuale. Ma in parte giocate sulla scorciatoia dell’anonimato, o persino dell’alterazione digitale del dibattito, con testi generati o rilanciati tramite intelligenza artificiale che si sottraggono non solo alla firma ma anche al confronto. Una forma di delegittimazione moderna, sottile, che non si espone al giudizio diretto ma insinua, accumula sospetto, destruttura.

La FAST-Confsal ha scelto di non replicare con lo stesso tono. Ha scelto il metodo. Ha scelto di rispondere con un atto trasparente e pubblico, chiedendo a tutti i lavoratori di esprimersi. Lo ha fatto perché crede nella propria scelta e perché sa che ogni contratto ha bisogno, prima ancora che di consenso unanime, di partecipazione consapevole.

Nel tempo della velocità, della sfiducia organizzata e della smaterializzazione delle responsabilità, difendere il valore di una consultazione reale è già, in sé, una forma di impegno civile.
Forse anche per questo, in questo momento, la vera prova di forza non sta nel dire no. Sta nel metterci la faccia e nel dire sì a una idea di futuro contrattuale che non si vergogna della parola “cambiamento”.