Il referendum sul contratto dei gestori aeroportuali è un’occasione per dire no a un modello che penalizza chi lavora nei terminal italiani
C’è una differenza sottile ma cruciale tra firmare un contratto e rappresentare davvero chi lavora.
Il rinnovo del CCNL per i gestori aeroportuali, sottoscritto lo scorso 4 giugno, mostra quanto quella distanza possa diventare una voragine. Una firma ordinata nella forma ma squilibrata nella sostanza. Per questo FAST-Confsal ha scelto di rimettere la parola ai lavoratori, promuovendo un referendum per respingere un’intesa che rinuncia a sanare un triennio di lavoro e inflazione, riconoscendo solo dal 2025 aumenti già depotenziati dal tempo e dai prezzi.
Il punto più critico è proprio la decorrenza economica: s'ignora un periodo di trentasei mesi di vuoto retributivo, liquidato con una “una tantum” di 1.800 euro che non compensa minimamente la perdita subita. Si consolida così una prassi distorsiva: trasformare l’Indennità di Vacanza Contrattuale – concepita nel 1993 come acconto – in saldo definitivo. Una logica che svilisce il senso stesso della contrattazione.
I 210 euro di aumento tabellare, spalmati tra il 2025 e il 2027, arrivano tardi e male mentre l’inflazione tra 2022 e 2024 ha già colpito duramente i salari. Nessun impegno strutturale per garantire la regolarità dei rinnovi futuri, nessun avanzamento su ferie, conciliazione vita-lavoro o valorizzazione delle professionalità. E mentre il settore cresce, si estende la flessibilità per somministrati e stagionali, senza veri contrappesi in termini di tutele.
Persino gli scatti di anzianità previsti dal precedente contratto sono stati ignorati, violando quanto disposto dall’art. G23 del CCNL del 2020. È una lesione grave, peggiorata dal mancato rispetto del principio triennale di validità dei contratti collettivi sancito dagli Accordi Interconfederali del 2009.
Votare NO sia al referendum ufficiale, sia nel nostro referendum online certificato non è un atto di protesta ma un gesto di consapevolezza. È rifiutare l’idea che il lavoro possa essere trattato come un costo da comprimere. È dire che il futuro del lavoro aeroportuale non può essere costruito sulle retrovie ma merita un posto sulla pista principale.