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Martedì, Agosto 5, 2025

Approvato senza confronto il piano 2026‑2030. Sindacati esclusi, investimenti limitati, flotta stagnante e rinnovo contrattuale al palo.

 

Un piano industriale da 100 aeromobili entro il 2030: questa la visione approvata dal CdA di ITA Airways il 30 luglio, con l’obiettivo dichiarato di potenziare il lungo raggio, rafforzare l’integrazione con Lufthansa e completare l’ingresso in Star Alliance. Tuttavia, il progetto appare più come un decollo d’ufficio che come una vera strategia condivisa: nessuna convocazione, nessuna comunicazione preventiva, nessun confronto con chi rappresenta il personale che ha consentito il rilancio dell’azienda dopo l’agonia di Alitalia.

Il metodo, denuncia FAST-Confsal, è opaco: decisioni unilaterali, promesse di sviluppo e nessuna certezza su occupazione o salario. Il piano, se confermato, appare rinunciatario: cento aerei entro il 2030 sono solo qualche unità in più rispetto alla flotta attuale. E senza investimenti sostanziali, è difficile comprendere con quali mezzi l’azienda intenda aprire nuove rotte intercontinentali o incrementare il traffico sull’hub di Fiumicino. Più che un piano, sembra una presentazione studiata per rassicurare i soci tedeschi.

Sul fronte delle retribuzioni, il malcontento cresce. Le buste paga dei piloti risultano sensibilmente inferiori rispetto ai livelli offerti da altre compagnie europee, con differenze marcate anche nei confronti delle low cost. Il personale più giovane e gli assistenti di volo percepiscono stipendi notevolmente più bassi rispetto alle medie di mercato. Un accordo del 2023 ha introdotto aumenti su diarie e compensi base ma i benefici restano legati alla performance e a tabelle retributive che penalizzano i neoassunti.

Il rinnovo del contratto collettivo nazionale, scaduto il 31 dicembre scorso, è fermo da mesi. Il premio di risultato siglato nel 2023 è ancora oggetto di interpretazioni divergenti e l’ultima riunione non ha portato alla firma del verbale necessario all’invio per la defiscalizzazione. Le criticità aperte restano numerose e irrisolte: dall’erogazione alla trasparenza, fino al mancato coinvolgimento delle parti sociali nei processi decisionali più rilevanti.

Senza un cambio di passo, senza un reale coinvolgimento del personale e senza risposte concrete sul futuro occupazionale e salariale – soprattutto per le nuove generazioni – il rientro dalla pausa estiva rischia di segnare l’inizio di una nuova stagione conflittuale. I sindacati lo hanno già annunciato: in assenza di segnali chiari da parte del management e degli azionisti, saranno inevitabili azioni sindacali coordinate. E allora sì, più che l’aereo, a decollare sarà il conflitto.