FAST-Confsal e SGB denunciano il caos organizzativo e il mancato rispetto degli accordi. “I lavoratori non sono numeri. Basta silenzi, è ora di cambiare.”
Giovedì 16 ottobre, dalle 16 alle 20, i lavoratori di ATVO SpA si fermeranno. Quattro ore di sciopero che non nascono dal nulla ma da mesi di tensione e frustrazione accumulata. La misura è colma, dicono FAST-Confsal e SGB, che denunciano una situazione ormai insostenibile fatta di turni stravolti, accordi disattesi e diritti ignorati. Nel mirino dei sindacati c’è prima di tutto il caos nella gestione del personale. Il quadro mensile dei turni arriva in ritardo e, quando arriva, è spesso cambiato con scarso – se non nullo – preavviso. Una pratica che distrugge la possibilità di programmare la vita familiare e mina l’equilibrio tra lavoro e tempo libero. “I lavoratori non possono vivere in balia di decisioni arbitrarie. Serve rispetto, non improvvisazione”, sottolineano le sigle promotrici.
Ma il problema non si ferma all’organizzazione. Gli accordi sottoscritti con l’azienda restano lettera morta, i buoni pasto spariscono per effetto dei nuovi turni e la collaborazione sindacale è, di fatto, svuotata. Un atteggiamento giudicato “unilaterale e ostile”, che riduce il confronto a una formalità senza contenuti. “Così – spiegano FAST-Confsal e SGB – si mina la fiducia, si rompe il dialogo e cresce la tensione nei luoghi di lavoro.”
I due sindacati segnalano anche violazioni della normativa europea 561/2006, che regola i tempi di guida e riposo, soprattutto sulle linee superiori ai 50 chilometri. “È una questione di sicurezza – avverte FAST-Confsal – non solo per gli autisti, ma per tutti i passeggeri”. Nonostante le numerose segnalazioni, l’azienda continua inoltre a ignorare le criticità legate alla sicurezza durante le operazioni di salita e discesa degli studenti. Un rischio evidente, lasciato senza risposta.
“Basta silenzi e promesse non mantenute”, scrivono i sindacati, “è tempo di farsi ascoltare e di difendere diritti, dignità e sicurezza.”
Il 16 ottobre sarà, quindi, una giornata di protesta ma anche di consapevolezza: quella di una categoria che non chiede privilegi ma rispetto. Perché dietro ogni autobus non ci sono solo orari e tabelle ma persone in carne e ossa che meritano di essere ascoltate.






