Gli incontri del 24 e 25 novembre aprono un cantiere complesso: Fondo Danni, Dopolavoro e Comitato Welfare sono solo ipotesi di riforma, tutte da verificare e da scrivere insieme.
Gli incontri del 24 e 25 novembre tra la Holding FSI e le rappresentanze sindacali non hanno prodotto soluzioni definitive. Sarebbe difficile pretendere il contrario ma qualcosa, in filigrana, si è intravisto: l’avvio di un percorso che potrebbe ridisegnare aree delicate come welfare, Fondo Danni e Dopolavoro Ferroviario. Non certezze, dunque, ma possibilità, spunti, contorni appena abbozzati di una riforma che dovrà essere discussa, negoziata e soprattutto compresa fino in fondo.
La bozza sul Comitato Welfare è solo un primo appoggio sul tavolo, un documento che le parti dovranno ora passare al setaccio. Le intenzioni dell’azienda – costruire un luogo ordinato di governo del welfare contrattuale – vanno comprese nella loro portata ma anche misurate nella loro fattibilità. Ogni parola, in questa fase, pesa più delle conclusioni.
Ancora più delicata è l’ipotesi di riforma del Fondo Danni. La Holding ha illustrato la volontà di ripensarne la governance, ridefinire il ruolo degli organi, ragionare sull’uso delle risorse e persino valutare un’estensione delle finalità del fondo a interventi di welfare. Tutto resta sul piano delle proposte: nessuna decisione è assunta, nessun equilibrio è definito. Del resto, la discussione su statuto, regolamento, franchigie e perimetri di intervento richiederà tempo, cautela e un lavoro di cesello che non può essere improvvisato.
Anche il tema del Dopolavoro Ferroviario è stato appena sfiorato. L’azienda ha espresso la disponibilità a rientrare nella sua struttura e a ragionare su un riordino complessivo, ma siamo ancora alle premesse. Il DLF è un organismo con una storia lunga un secolo e un’articolazione territoriale irregolare: intervenire significa prima capire fino a che punto innovare senza snaturare e come distinguere il suo ruolo da quello del welfare aziendale, più strettamente contrattuale.
Infine, il Fondo per il ricambio generazionale è entrato nel perimetro della discussione solo come intuizione iniziale: la possibilità di trasformarlo in uno strumento utilizzabile non solo in situazioni straordinarie, ma anche in percorsi ordinari di accompagnamento e turnover. Un’idea suggestiva che, però, dovrà superare verifiche normative e sostenibilità economiche non banali.
È in questo quadro ancora incompleto che si inserisce un appuntamento già fissato: a metà dicembre proseguiranno gli approfondimenti sui temi aperti, mentre per il 16 dicembre è stato convenuto con la Holding FSI di avviare un percorso per il rinnovo delle RSU e degli RLS nel Gruppo, un passaggio cruciale per restituire rappresentanza aggiornata e legittimazione democratica ai luoghi di lavoro.
Il cammino, insomma, è appena cominciato. Le prossime settimane diranno se queste prime ipotesi potranno evolvere in architetture solide o resteranno appunti provvisori.
Ma è proprio così che nascono le riforme: da un foglio ancora tutto da riempire, quando l’importante non è arrivare subito, ma iniziare a muoversi nella direzione giusta.






