Non serve l’enfasi quando la realtà decide di farsi schiaffo. Martedì 3 dicembre, sulla tratta Lamezia Terme–Rosarno, il destino ha sfiorato i binari con la punta di un dito e per fortuna non ha avuto il tempo di chiudere il pugno. Due treni, un regionale di Trenitalia e un merci di Mercitalia Rail, si sono trovati dentro una sequenza che poteva diventare tragedia. A salvarci non è stato il caso ma la lucidità ferrea del personale di circolazione, quelli che nessuno cita mai nei comunicati patinati e che invece ogni giorno reggono la sicurezza del Paese come Atlante con il cielo sulle spalle.
Eppure, mentre ancora si accertano i dettagli tecnici, resta nell’aria l’odore acre della domanda che nessuno vuole pronunciare: quanto ancora possiamo permetterci di affidarci al sangue freddo di pochi, invece che a sistemi di prevenzione degni di un Paese civile?
Come se non bastasse, in quelle stesse ore, nello stesso territorio, un’altra ferita si è aperta. Una lavoratrice della Sala Blu di Reggio Calabria Centrale è stata aggredita mentre svolgeva il suo servizio dedicato ai più fragili. Colpire chi assiste persone in difficoltà non è solo violenza: è barbarie. E il sindacato, per voce del Segretario Regionale Domenico Battaglia, non intende lasciar correre. Chiede un incontro urgente con RFI, pretende chiarezza, esige protezione per chi ogni giorno mette la propria umanità al servizio degli altri.
Perché la sicurezza non è un optional. È un patto. E quando quel patto si spezza, non si aspetta che il prossimo incidente lo ricordi a tutti. Si interviene. Subito.





