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Martedì, Dicembre 23, 2025

La Manovra 2026 interviene in modo deciso su uno dei temi più sensibili del rapporto di lavoro: la destinazione del Trattamento di Fine Rapporto. Nel maxi-emendamento del Governo, il capitolo pensioni viene riscritto rafforzando due meccanismi già esistenti, ma finora applicati in modo più “morbido”: il silenzio-assenso verso i fondi pensione per i neoassunti e l’obbligo di conferimento del TFR al Fondo INPS per le imprese sopra i 50 dipendenti. Il risultato è un sistema che spinge con maggiore decisione verso la previdenza complementare e riduce ulteriormente la possibilità di trattenere il TFR in azienda.

La prima novità riguarda chi entra oggi nel mondo del lavoro. Attualmente, i neoassunti hanno sei mesi di tempo dalla firma del contratto per decidere se lasciare il TFR in azienda o destinarlo a un fondo pensione. Solo allo scadere di questo periodo, in assenza di una scelta esplicita, scatta il silenzio-assenso e il conferimento automatico alla previdenza integrativa. Dal 2026 il meccanismo cambia radicalmente: il tempo per decidere si riduce a 60 giorni e, soprattutto, l’automatismo diventa immediato. In altre parole, il TFR confluirà fin da subito in un fondo pensione, salvo opposizione esplicita del lavoratore entro due mesi dall’assunzione.

Per i neoassunti, questo significa una maggiore spinta – quasi un “default” – verso la costruzione di una pensione integrativa, coerente con un sistema pubblico sempre più sotto pressione. Ma comporta anche la necessità di essere informati e consapevoli fin dall’inizio: il silenzio non è più una scelta neutra, bensì una decisione che produce effetti immediati sul futuro previdenziale.

Il secondo intervento riguarda le imprese e il Fondo INPS. Già oggi le aziende con almeno 50 dipendenti sono obbligate a versare il TFR dei lavoratori che non scelgono un fondo pensione nel Fondo di Tesoreria INPS, anziché mantenerlo in azienda. La Manovra 2026 amplia però la platea dei soggetti obbligati: non conterà più solo il numero dei dipendenti nell’anno di avvio dell’attività, ma anche la crescita successiva. Se un’impresa supera la soglia dei 50 addetti nel corso del tempo, scatterà l’obbligo di conferimento del TFR all’INPS.

È un cambiamento rilevante, soprattutto per le PMI in espansione, che finora potevano continuare a gestire internamente il TFR anche dopo aver superato i 50 dipendenti. Dal 2026 questa possibilità verrà meno, con un impatto diretto sulla liquidità aziendale ma anche con una maggiore uniformità del sistema.

In sintesi, la Manovra 2026 rafforza un messaggio chiaro: il TFR non è più visto come una riserva finanziaria per le imprese, bensì come uno strumento chiave per sostenere le pensioni future. Per lavoratori e aziende, la parola d’ordine diventa una sola: informarsi per tempo, perché il silenzio, questa volta, pesa più che mai.